La libertà di azione sindacale non può essere compressa, né il legittimo diritto di opinione può essere silenziato da tentativi di bavagli contrari allo spirito dell’Articolo 21 della Costituzione.
Per questo a Claudio Silvestri va la nostra piena solidarietà, professionale e sindacale. Il segretario del Sindacato unitario dei giornalisti della Campania (Sugc) è finito nel mirino di componenti del consiglio territoriale di disciplina dell’Ordine della Campania che lo hanno querelato per diffamazione.
Un atto sbagliato – perché le questioni politiche e di opinione dovrebbero essere dibattute nelle sedi di categoria e non nelle aule giudiziarie – e un tentativo di intimidazione nei confronti di un collega che ha agito e agisce a tutela della categoria e del diritto/dovere di informare.
Come è dovere di un cronista, Silvestri ha ricostruito con trasparenza la vicenda del deferimento di Luigi Di Maio, in quanto pubblicista, all’organismo disciplinare di categoria che ha poi assolto il ministro e capo politico del Movimento 5 Stelle.
Una decisione che, a molti e non solo a Silvestri, è parsa assunta con eccessiva fretta e senza che il ministro e vicepremier spiegasse di persona davanti allo stesso Consiglio di disciplina. La vicenda è quella degli insulti, quel “giornalisti infimi sciacalli” che Di Maio rivolse alla categoria, dopo l’assoluzione della sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Parole e azioni irricevibili e gravissime tanto più perché pronunciate da un rappresentante delle istituzioni, da un dirigente politico, da un collega pubblicista.
Tre livelli su cui Silvestri, anche da dirigente sindacale, ha preteso chiarezza, unendosi con generosità a una battaglia che ha visto e vede impegnate la Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) e le associazioni regionali, nella tutela non solo della categoria, ma della libertà di informazione che è un caposaldo della Costituzione e, per questo, bene comune dei cittadini della nostra Repubblica.