C’è in Italia un’emergenza informazione. Che non è soltanto emergenza occupazionale, ma anche e soprattutto emergenza democratica. Senza un’informazione di qualità, infatti, il rischio di tenuta delle istituzioni della democrazia liberale è altissimo. Da tempo la politica ha voltato le spalle all’informazione: il tema è completamente assente dalla campagna elettorale in corso. Saranno per questo necessarie azioni mirate di sensibilizzazione e di mobilitazione per indurre il nuovo governo e il nuovo parlamento a cambiare approccio nei confronti di quello che è un settore vitale per la democrazia. È l’allarme lanciato dal consiglio direttivo dell’Associazione della Stampa di Puglia, riunitosi a Bari alla presenza del segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.
«I mezzi di informazione tradizionale, a cominciare dalla carta stampata, continuano a perdere importanti quote di mercato. La crisi strutturale che attanaglia il settore – denuncia il presidente dell’Assostampa, Bepi Martellotta – ha già provocato la perdita di numerosi posti di lavoro e l’assenza di misure di sostegno e di rilancio da parte dei governi rischia di rendere il lavoro dei giornalisti ancora più debole e precario. Dalla Puglia siamo pronti a sostenere ogni forma di mobilitazione e di lotta per ridare centralità al lavoro».
Preoccupante anche il contesto nel quale i giornalisti sono costretti a operare. A un clima sempre più ostile nei confronti di chi fa informazione, con conferenze stampa in cui le domande sono vietate o vissute come un fastidio, giornalisti d’inchiesta minacciati fisicamente o con azioni di risarcimento milionarie, si aggiungono norme che puntano a imbavagliare sempre di più la stampa. «La legge di recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza – sottolinea Piero Ricci, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Puglia – impedisce ai cittadini di venire a conoscenza di fatti socialmente rilevanti perché ai giornalisti vengono nascoste notizie di cronaca nera e giudiziaria. Questo non ha niente a che vedere con la presunzione di innocenza. È una legge bavaglio in piena regola. Per limitarne gli effetti abbiamo avviato una serie di interlocuzioni con alcune Procure».
Per il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, la politica considera l’informazione importante, ma soltanto a parole. «Nei fatti – ricorda – sono tanti gli atti di ostilità nei confronti della stampa dei quali parlamentari di vari schieramenti, in modo trasversale, si sono resi colpevoli nelle ultime legislature. La trasformazione della direttiva sulla presunzione di innocenza in un vero e proprio bavaglio ai cronisti è l’atto politicamente più grave e riconoscibile in ordine di tempo, ma pesano come macigni anche i numerosi atti omissivi. Nessun provvedimento per contrastare il precariato e cancellare la vergogna dei giornalisti pagati pochi spiccioli. Nessuna volontà politica di affrontare il tema dell’equo compenso per gli autonomi».
«Per non parlare – rileva il segretario – della mancata discussione delle proposte di legge a tutela del segreto professionale e di contrasto alle liti temerarie. È vero che nel corso degli anni sono state stanziate risorse per il settore, ma si è trattato di provvedimenti congiunturali e mai diretti a rendere più forte il lavoro e la qualità dell’informazione. Servono interventi strutturali, a cominciare da una nuova legge sull’editoria che affronti compiutamente la transizione digitale con tutto quello che ne consegue anche in termini di nuove figure professionali. Su questi temi, il nuovo governo e il nuovo parlamento andranno costantemente incalzati».