Più che un piano di comunicazione “settoriale” dedicato all’ambiente, sembra un piano di comunicazione “sartoriale” quello concepito dal Dipartimento all’Ambiente e alla Mobilità e approvato dalla giunta Emiliano: nell’ambito dei 6 addetti a tempo determinato che dovranno occuparsi di diffondere la cultura delle buone pratiche ambientali, scelti da una improvvida short list ferragostana, è infatti prevista un’unità dedicata alla comunicazione. Ebbene tale figura, inquadrata insieme alle altre nella struttura tecnica a supporto del direttore di Dipartimento, viene reclutata sulla base di un bando pubblicato sul Burp il 3 agosto e chiuso nell’arco di appena due settimane (il 17 agosto) nel quale è previsto di tutto – dal diploma di Belle Arti alla laurea in Scienze della comunicazione – ma non l’iscrizione all’Albo dei giornalisti.
Evidentemente, il sarto che ha cucito questo bando – visti i tempi ristretti e le modalità di selezione a totale discrezionalità del committente- l’ha immaginato a misura di qualche prescelto chiamato ad indossare il vestito di giornalista per svolgere attività di comunicazione e ufficio stampa in barba alle norme più antiche (la legge 150 /2000) e a quelle più recenti, quale il decreto editoria del 2017 che prevede e sanziona l’esercizio abusivo della professione.
L’Ordine dei giornalisti e l’Associazione della Stampa comprendono l’urgenza di tutelare l’ambiente da parte della Regione, ma si chiedono per quale motivo non sia stato possibile, né per la direttrice di Dipartimento, Valenzano, né per il responsabile della procedura, Calabrese, dal lontano 15 maggio (quando le modifiche alla relativa delibera sono state approvate dalla Giunta) al successivo 3 agosto (quando è stato pubblicato il bando), non accorgersi della evidente anomalia ed eventualmente consultare le rappresentanze di categorie interessate.
“Ne prendiamo atto e invitiamo, per questo, il presidente della Regione e tutta la struttura, a partire dall’Assessorato, a revocare con urgenza (e in autotutela) il bando e a correggerlo là dove né la mobilità interna né la selezione finale del prescelto, evidentemente non titolato a svolgere quella mansione, riusciranno a rimediare”.