Nella mattinata del 10 luglio 2023, presso il Palazzo dei giornalisti a Bari, si è svolto il convegno “Riforma della giustizia, tutela della privacy e diritto di cronaca: convivenza impossibile?”, promosso dall’Associazione della Stampa di Puglia. Ad aprire la discussione è stato l’intervento dell’ex segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso: «Le novità contenute nella riforma della giustizia andranno a incidere sul mondo della giustizia ma anche sull’attività dei giornalisti».
Critica nei confronti della riforma della giustizia anche la segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Alessandra Costante: «Così come è stata disegnata e annunciata crea molti dubbi, solleva molte riflessioni anche di tipo pratico per i giornalisti che frequentano le aule di giustizia. L’obiettivo sembra essere quello di tagliare gran parte dell’informazione che arriva ai cittadini. Chiediamo al governo – ha concluso Costante – di mettere mano alle norme a tutela dei giornalisti altrettanto velocemente di come è stato fatto con la riforma della giustizia».
Presente anche il presidente del Cnog, Carlo Bartoli: «Auspico che ci sia un cambio nel dibattito pubblico su questi temi: si cerchi di andare dentro le case, sacrificando ognuno un pezzetto per avere norme efficaci che non permettano che si faccia a pezzi la credibilità e la reputazione di un cittadino ma che non permettano però che il silenzio copra tutte le notizie di cronaca nera e giudiziaria».
Il presidente dell’Assostampa Puglia, Bepi Martellotta, ha sottolineato come la preoccupazione sia «determinata dal fatto che negli ultimi anni stiamo assistendo a un restringimento del perimetro del diritto di cronaca e della libertà dei cronisti di svolgere la loro professione. E questa norma limita ancora di più». Dalla norma sulla presunzione d’innocenza all’articolo 648 del Codice penale, le prescrizioni del perimetro del diritto di cronaca sono già vigenti. Inoltre resta inevasa la domanda su chi possa stabilire l’utilità pubblica di un fatto, che i giornalisti hanno l’obbligo di pubblicare per soddisfare il diritto all’informazione dei cittadini: la riforma, infatti, pone in capo ai giudici la selezione delle intercettazioni e la sintesi dei “brogliacci” cui sinora hanno avuto accesso i giornalisti, i quali così si assumono la responsabilità di decidere se pubblicare o meno ciò che ritengono utile.
Piero Ricci, presidente dell’Odg Puglia, ha aggiunto: «L’articolo 8 della nostra carta deontologica regolamenta il comportamento dei giornalisti sulla presunzione d’innocenza».
A chiudere l’incontro le parole del viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto: «Dobbiamo ragionare insieme su quale sia la strada giusta tenendo presente una sola regola: la Costituzione. Non ci sono diritti che prevalgono su altri. Il tema del processo mediatico ci vede tutti uniti. La condanna sociale e mediatica non ha difesa né appello. La riforma prevede che l’arbitro della pubblicabilità delle intercettazioni sia il giudice, chi meglio di lui può stabilire cosa è connesso al reato e cosa no? Tra giudice e pm deve esserci la stessa distanza con il difensore. Solo il giudice – ha continuato Sisto – è costituzionalmente terzo e imparziale. Perché il cittadino non ha più fiducia nella giustizia? Perché non capisce che distanza hanno chi accusa e chi giudica. La civiltà di un Paese si misura anche dal fatto che chi non ha commesso nulla non deve avere nessuna possibilità di essere condannato. Quando un cittadino entra in un’aula giudiziaria lo fa con timore. Facciamo insieme uno sforzo di rinnovata fiducia nella giustizia».