“La situazione della “Gazzetta del Mezzogiorno” di Bari e de “La Sicilia” di Catania, si inquadra in “un clima di forte ostilità nei confronti di chi fa informazione e l’obiettivo del Governo, come dimostra l’emendamento approvato nella manovra di bilancio 2019 è quello di ridurre il più possibile e cancellare la funzione critica di chi fa informazione e impedire ai cittadini di essere informati”.
Lo ha detto il segretario nazionale della FNSI Raffaele Lorusso oggi a Bari nel corso della conferenza stampa organizzata da Assostampa Puglia per illustrare la situazione di difficoltà in cui si trova la Gazzetta del Mezzogiorno.
“La cosa gravissima è che Salvini e Di Maio, i due vicepremier e non due passanti, abbiano esultato per il taglio del fondo dell’editoria, quindi per la inevitabile chiusura di alcuni giornali e la perdita di molti posti di lavoro – ha osservato Lorusso – evidentemente perché è una sorta di diversivo mediatico che hanno trovato per nascondere il tradimento di una serie di promesse fatte agli elettori. Non essendo riusciti ad abolire la povertà – ha aggiunto Lorusso – hanno cancellato parte dei finanziamenti riservati all’editoria più debole, che per alcune testate sono vitali, anche perché sono la base del pluralismo e della democrazia. Questo è lo scalpo da offrire agli elettori: lo scalpo di una categoria che fa informazione e che per mestiere aiuta i cittadini a illuminare le realtà in cui vivono. E’ la chiara ritorsione di chi ha vendette da consumare. Di Maio e i 5 stelle contro i giornalisti e il ruolo dell’informazione. Salvini contro la Chiesa di Papa Francesco, come dimostra l’attacco ad Avvenire, per la presa di distanze dalle politiche sull’immigrazione. A nulla sono purtroppo serviti i richiami del Presidente della Repubblica sulla importanza della libertà di stampa e del pluralismo”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il presidente dell’Assostampa di Puglia Bepi Martellotta e dei componenti del CDR della Gazzetta, Ugo Sbisà, Giovanni Longo e Fabrizio Nitti.
Un netto no alle proposte dei commissari straordinari che in questo momento amministrano il maggiore giornale pugliese dopo il sequestro disposto dalla Procura antimafia di Catania è arrivato dai rappresentanti sindacali: “E’ evidente – ha spiegato Lorusso – che chi ha proposto un dimezzamento del personale giornalistico non sappia cosa significa produrre un giornale come la Gazzetta, con tutte le edizioni espressioni di vasti territori. Non sa che è praticamente impossibile farlo, a meno di non violare la legge e utilizzare massicciamente personale precario. Questo non lo tollereremo e invece sosteniamo le proposte arrivate dal CDR che invece puntano a tutelare la qualità dell’informazione e dell’occupazione”.
Nel corso dell’incontro è emersa la gravissima situazione dei giornalisti del quotidiano barese che in questi giorni hanno ricevuto solo un acconto sul salario e ai quali è stato negato il versamento delle tredicesime. Il tutto accompagnato da una richiesta fatta dai due amministratori giudiziari incaricati dal Tribunale di Catania, di tagli del 50% del costo del lavoro , e in assenza di un piano industriale che possa rilanciare della testata, quindi con un futuro assai nebuloso per la sopravvivenza stessa del giornale.
Per Bepi Martellotta, presidente dell’Assostampa di Puglia “non si può trattare un’azienda editoriale alla stregua di una fabbrica di bulloni, pretendendo un pareggio di bilancio che è impossibile, considerato che le uniche entrate di un giornale sono le vendite in edicola e i ricavi pubblicitari, da tempo entrambi in calo per tutta l’editoria”.
Il comitato di redazione della Gazzetta ha lanciato un appello alla solidarietà invitando la cittadinanza a prenotare una doppia copia del giornale per il giorno 29 dicembre, anche per dare un segnale agli amministratori giudiziari circa la capacità del territorio di voler difendere la testata.
Il CDR ha denunciato come la richiesta di drastici tagli “avrebbe ricadute assai gravi sul prodotto che arriverebbe in edicola, considerato che il giornale è già reduce da una stagione di tagli al personale, contratti di solidarietà e cassa integrazione. Siamo intenzionati a non cedere, chi è così lontano dalla nostra realtà non coglie il senso e l’importanza di un’azienda editoriale che ha 130 anni di storia e radicamento in Puglia e Basilicata”.