«L’emendamento Costa restringe ulteriormente la libertà d’informazione». Lo ha dichiarato il presidente dell’Associazione della stampa di Puglia, Bepi Martellotta, oggi a margine del direttivo dell’Associazione che ha approvato un documento contro la normativa che introduce il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo di un’ordinanza di custodia cautelare. «Sostanzialmente dall’emissione di custodia cautelare fino all’avvio del processo – ha aggiunto – sulla stampa non può essere pubblicato nulla di ciò che riguarda gli atti: che siano intercettazioni o atti di accusa da parte della magistratura. Noi riteniamo – ha aggiunto – che oltre ad essere un restringimento della libertà d’informazione sia anche un grande danno per i cittadini, perché le informazioni che i media danno durante l’iter, a partire dall’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, sono anche a tutela dell’accusato. Descrivere le circostanze, i contesti, gli accertamenti che gli inquirenti conducono in quella fase può essere utile, non soltanto per i cittadini che hanno il sacrosanto diritto di essere informati, ma persino per chi è oggetto delle misure interdittive».
«Riteniamo questo restringimento un ulteriore bavaglio ad alcune leggi, la direttiva europea e il disegno di legge di riforma Nordio sulla Giustizia, che sono già è fortemente penalizzanti per la libertà di stampa. Per questi motivi il 28 dicembre si terrà una Giunta straordinaria della Fnsi con tutte le Associazioni di Stampa – nel giorno in cui la premier Meloni terrà la conferenza stampa di fine anno a cui la Fnsi non andrà – e il 3 gennaio sarà convocata la Consulta dei Comitati di redazione, allo scopo di mobilitare tutti i giornali in Italia perché si facciano portavoce di questa battaglia per la libertà».
Di seguito il testo del documento approvato all’unanimità dal Consiglio direttivo del sindacato dei giornalisti pugliesi:
Il Consiglio direttivo dell’Associazione della Stampa di Puglia, riunito a Bari il 22 dicembre 2023, respinge con forza il tentativo di imbavagliare i giornalisti, impedendo loro di compiere il loro dovere di informare i cittadini, messo in atto da un ceto politico sempre più autoreferenziale e lontano dai problemi della gente. Il divieto di pubblicare integralmente o per riassunto le ordinanze di custodia cautelare fino alla fine delle indagini o dell’udienza preliminare, approvato dalla Camera dei deputati e inserito in una legge di recepimento di una direttiva europea, è una tragicomica e inutile manovra con cui si vuole provare a silenziare l’informazione sui procedimenti penali in cui sono coinvolti non cittadini comuni, bensì esponenti del mondo politico. L’autore dell’emendamento e coloro che ne hanno sostenuto la proposta, votandola, hanno gettato la maschera: ciò che sta loro più a cuore è sfuggire al controllo che in ogni democrazia che si rispetti la stampa esercita su coloro che vengono eletti nelle istituzioni rappresentative. Purtroppo, però, hanno dimostrato di non conoscere né le dinamiche del processo penale né i principi fondamentali della Costituzione né le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che ha più volte ribadito che è dovere dei giornalisti pubblicare le notizie rilevanti per l’opinione pubblica, anche se coperte da segreto. Se la norma approvata diventerà legge dello Stato, otterranno l’effetto opposto a quello che si sono prefissati. I giornalisti potranno comunque pubblicare i nomi degli arrestati, ma l’assenza di elementi sulle motivazioni dell’arresto impedirà di inquadrare il contesto accusatorio, mettendo sullo stesso piano tutti i reati, quelli meno gravi e quelli più gravi. Se l’obiettivo fosse stato davvero la tutela dell’indagato e della presunzione di innocenza, si sarebbe dovuta assicurare maggiore informazione perché i diritti di chi è sottoposto a un procedimento penale si garantiscono con la trasparenza. Fermo restando che è compito inderogabile dei giornalisti rispettare sempre la verità sostanziale dei fatti e la dignità delle persone e che errori ed eccessi, che pure non mancano, vanno perseguiti secondo quanto previsto dalle carte deontologiche e dalla legge, è necessario che il mondo dell’informazione ponga in atto tutte le azioni necessarie per contrastare la deriva antidemocratica che sta prendendo lentamente piede in Italia. Come se non bastassero le norme di recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza, approvate nella passata legislatura, il recente voto dei deputati della maggioranza di destra e di sedicenti partiti centristi e la proposta di legge di riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa, forniscono un quadro chiaro e preoccupante della volontà di colpire la libera informazione, il diritto di cronaca e il diritto di critica, per impedire ai cittadini di conoscere rendendoli così più facilmente manipolabili. A questo scenario è necessario reagire continuando a svolgere il lavoro di cronisti rendendo pubbliche tutte le ordinanze di custodia cautelare, a tutela degli indagati e della buona informazione. I giornalisti pugliesi si mobiliteranno in tutte le sedi, unendosi alle iniziative che saranno decise dalla Fnsi per impedire che in Italia prendano piede atteggiamenti censori nei confronti della libera stampa, che porterebbero il Paese a rivivere, sia pure con forme diverse, i momenti più bui della propria storia.