Federazione nazionale della stampa italiana e Associazione della Stampa di Puglia si schierano al fianco dei due colleghi di “Paese Nuovo” – quotidiano che nel frattempo ha cessato le pubblicazioni – condannati da un giudice onorario del tribunale civile di Lecce al risarcimento dei danni e delle spese legali in favore di due associazioni sportive di Galatone per un articolo pubblicato il 26 novembre del 2008.
«Tale sentenza – scrive, in una nota, il sindacato dei giornalisti – rischia di aprire la strada a quelle “querele temerarie” sulle quali è ancora in corso un approfondito dibattito in Parlamento nell’ambito delle norme sulla diffamazione e sulla riforma del processo civile. Soprattutto, se confermata nei successivi giudizi, potrebbe rappresentare un pericoloso precedente per l’esercizio del diritto di cronaca nel nostro territorio».
Negli articoli i due giornalisti riportavano l’esito dell’udienza preliminare svoltasi davanti ad un giudice del tribunale di Lecce riguardo un giro di sostanze dopanti sottratte all’ospedale di Nardò e poi utilizzate in alcune strutture sportive della zona, così come emerso dalle indagini. Indagini che peraltro, 5 anni dopo la pubblicazione di quegli articoli, hanno portato alla condanna di 3 dei 4 imputati. Nei giorni scorsi, però, un giudice del tribunale di Lecce ha ritenuto di condannare i due giornalisti, accogliendo la richiesta di risarcimento di due associazioni sportive – mai citate negli articoli “incriminati” – rilevando nella sentenza addirittura l’infedeltà dell’informazione fornita ai lettori e circostanze lesive a danno delle due palestre.
«Vale la pena ricordare – rilevano Fnsi e Associazione della Stampa di Puglia – che la Corte di Cassazione ha costantemente ribadito che il diritto di cronaca possa essere esercitato anche quando ne derivi una lesione dell’altrui reputazione, a condizione che vengano rispettati i limiti della verità, della continenza e della pertinenza della notizia. Ma soprattutto desta stupore la valutazione del giudice sulla pretesa portata diffamatoria degli articoli, riconoscendo un danno morale e materiale a due associazioni sportive di Galatone nemmeno citate negli articoli e la cui reputazione, dunque, non è nemmeno stata sfiorata, visto che si parlava di un giro di sostanze dopanti riguardante l’intero “hinterland” di Galatone».
Nel rispetto dell’autonomia e del lavoro dei giudici, il sindacato dei giornalisti auspica che «la Corte d’appello di Lecce valuti con attenzione una sentenza che, da un lato, contrasta con gli indirizzi in materia della Corte di Giustizia europea e, dall’altro, stabilisce il principio in base al quale dare una notizia è reato. Un principio che rischia di travolgere in un solo colpo il diritto-dovere di cronaca dei giornalisti e quello dell’accesso all’informazione e della libertà di stampa».