Non sono evidentemente serviti i consigli del sindacato dei giornalisti pugliesi, su esplicita richiesta del vicesindaco di Alberobello, ad impedire alla Città dei trulli di pubblicare sull’Albo pretorio un bando di concorso per un addetto stampa palesemente illegittimo.
Nel bando non solo si prevede una prestazione part-time a 18 ore – come se il sindaco e la sua giunta, le cui attività dovrebbero essere comunicate dall’addetto stampa in continuità, lavorassero per l’amministrazione solo a metà tempo – ma anche una corsia preferenziale per i soli pubblicisti, dimenticando in un sol colpo la legge professionale 69 del ’63, i principali dettami della Costituzione e il più recente protocollo d’intesa concordato dall’Anci e dalla Federazione della Stampa sul reclutamento di personale giornalistico negli enti locali. Per di più il ruolo di addetto stampa viene identificato come “addetto alle relazioni esterne e istituzionali”, in netta contrapposizione con i dettami della legge 150/2000 sull’attività di comunicazione nella p.a e sul ruolo di pubblicisti e professionisti.
Ciò che più colpisce, però, è la celerità con la quale gli zelanti funzionari del Municipio hanno inteso mandare in pubblicazione un bando che i vertici dell’amministrazione, nelle stesse ore, dichiaravano di voler approfondire proprio per individuare – d’intesa col sindacato – il percorso più opportuno. Ovvio che tale decisione comporterà ricorsi da parte di tutti coloro in quali sono o saranno interessati a partecipare entro la scadenza del 24 agosto. E, soprattutto, un esborso per la gestione legale dei contenziosi da parte del Comune che, a dir poco, confligge col tentativo di risparmio adottato richiedendo una prestazione part-time per l’attività giornalistica.
Chiediamo, pertanto, al sindaco Longo di revocare in autotutela quanto prima la procedura di evidenza pubblica adottata e, laddove vi siano scelte “sartoriali” da seguire, cucite su misura per il pubblicista di turno beneficiario del bando, di assumersene la responsabilità sulla base di ciò che gli è consentito dalle norme, tramite chiamata diretta nel proprio staff. Se, invece, si parla di concorso pubblico, che almeno lo si faccia nel rispetto della legislazione vigente e delle norme che regolano l’accesso alla professione giornalistica.