Quanto costa la solidarietà? A voler essere sinceri, la risposta più ovvia sarebbe “nulla”. Ma questi sono tempi di tasca e non di cuore, quindi due conti è sempre legittimo, ma anche giusto, farseli.
Visto il gran parlare che se ne fa in questi giorni non sarebbe neanche il caso di stare lì a precisare, ma i due conti vien voglia di farli proprio sul contributo di solidarietà disposto dal cda dell’Inpgi nell’ambito della manovra di messa in sicurezza dei conti dell’istituto. Una manovra che, come ricorda la presidente Marina Macelloni, coinvolge tutte le fasce di colleghi dagli attivi, ai disoccupati, ai pensionati. E proprio ai pensionati viene chiesto un sacrificio “ispirato ai principi di eccezionalità, temporaneità e ragionevolezza”.
Il prelievo avrà una durata di tre anni e non terrà conto di eventuali quote di pensione erogate da altri enti. In più sarà applicato su base percentuale crescente a seconda delle fasce di reddito.
Fatta la premessa passiamo ai numeri, che sono quelli che parlano con più chiarezza: le pensioni più basse restano quelle che sono, niente contributo dunque per i colleghi con una pensione al di sotto del reddito del redattore ordinario, 38.000 euro.
L’1% viene prelevato dalla busta di chi percepisce una somma tra i 38.000 e i 56.999 euro: a titolo esemplificativo una pensione da 50.907 euro pagherà 129 euro di contributo annuo lordo per un netto di 73 euro a 5 euro mensili.
Sale al 2% l’incidenza per i colleghi che hanno una pensione che dai 57.000 arriva fino ai 74.999 euro: l’esempio tarato sui 65.716 euro parla di 364 euro di contributo annuo lordo per un netto di 208 euro: meno di 15 euro al mese su una pensione di 3.122 euro (lo 0,5%).
Arriviamo al 5% per chi percepisce una pensione da 75.000 fino a 109.999 euro: in questo caso con 88.140 euro il contributo di solidarietà si attesta sui 1.207 euro lordi, per un netto annuale di 688 euro, 49 euro al mese per chi è attorno ai 4.190 euro netti.
Per l’ulteriore scaglione che dai 110.000 arriva ai 149.999 il contributo incide per il 10% così chi avrà una pensione di 124.999 euro avrà un prelievo annuale lordo di 3.800 euro lordi, per un netto di 2.166, 155 euro puliti al mese da togliere a una pensione di 5937, pari al 2,7%.
Il penultimo gruppo è quello che va dai 150.000 euro ai 190.999: il prelievo è del 15% e così con 109.239 euro di pensione il contributo di solidarietà sarà di 9.186 lordi, 5236 netti, per un mensile di 374 euro su una pensione di 8.039.
Infine ci sono le pensioni che superano i 200.000 euro, 35 in tutto. In questo caso il prelievo è del 20%, che su un totale di 317.918 euro, ad esempio, è di 37.383 euro l’anno, netti 21.309, per 1.522 euro al mese su un netto di 15.001 euro.
Gli esempi chiariscono con estrema precisione l’impostazione che il consiglio di amministrazione dell’Inpgi ha voluto dare non soltanto al contributo di solidarietà, ma all’intera manovra. I sacrifici ci sono e sono tanti. In qualche caso sono anche importanti, ma colpiscono tutti soprattutto gli attivi, cercando di non far saltare, anche in un momento di estrema difficoltà, quel principio di equanimità sul quale si sono sempre fondati gli istituti di categoria.