La giornalista Marilù Mastrogiovanni non ha diffamato la Igeco Spa nel corso dell’audizione dinanzi alla Commissione consiliare di inchiesta sulla criminalità organizzata in Puglia. Il Gip del tribunale di Bari, Francesco Agnino, accogliendo la richiesta del Pm, ha dichiarato inammissibile l’opposizione all’archiviazione della querela proposta da Cinzia Ricchiuto, legale rappresentante pro tempore dell’azienda.
Secondo il giudice, durante l’audizione la giornalista ha usato frasi che ‘non travalicano il confine riconosciuto dalla scriminante del diritto di critica’, esprimendo opinioni su fatti di interesse pubblico ‘fondate su informazioni assunte da varie fonti, tra cui atti giudiziari’ e riportando la ‘verità storica’ di quanto accaduto con ‘moderazione, proporzione e misura delle modalità espositive della notizia’.
In più, rileva ancora il Gip, l’opposizione all’archiviazione ‘appare davvero singolare poiché non risulta con chiarezza in cosa sarebbe consistita l’asserita diffamazione della società rappresentata dalla Ricchiuto e quali sarebbero state in concreto le espressioni della giornalista lesive dell’immagine della Igeco Costruzioni Spa’.
«Il provvedimento sottolinea la correttezza del giornalismo di inchiesta di cui è da tempo fedele interprete Maria Luisa Mastrogiovanni. I tentativi di zittire tale forma di giornalismo, importante voce della dinamica costituzionale dell’informazione, ancora una volta sono stati respinti», è il commento degli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto, che hanno assistito la giornalista.
Soddisfatte la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione della Stampa di Puglia. «Questo provvedimento – sottolineano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi, e Bepi Martellotta, presidente dell’Assostampa Puglia – conferma ancora una volta che il diritto di cronaca e la libertà di espressione non possono subire indebite limitazioni e neanche essere oggetto di iniziative giudiziarie che, quando si dimostrano manifestamente infondate, come in questo caso, non sono altro che un tentativo di intimidire il cronista e impedire ai cittadini di conoscere. Siamo grati agli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto per aver ancora una volta sostenuto in giudizio le ragioni della libertà di stampa e del diritto di cronaca garantiti dalla Costituzione e che la collega Mastrogiovanni ha correttamente esercitato».