Impegno a portare in votazione quanto prima il ddl 2271 (riforma dell’editoria) e a sfoltire gli emendamenti che rischiano di ripristinare lo statu quo nella revisione degli assetti dell’Ordine dei giornalisti. E’ questo, in sintesi, l’appello che oggi l’Associazione della Stampa di Puglia ha lanciato ai senatori pugliesi invitati al confronto pubblico dedicato alla legge che istituisce il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, in discussione al Senato. Al confronto hanno partecipato i senatori Dario Stefàno (Misto) e Pietro Liuzzi (Cor), assenti per altri impegnati istituzionali i senatori Buccarella (M5S), Boccardi (FI), Tomaselli (Pd) e Cassano (Ap).
Pur dinanzi al rinvio della discussione nell’Aula di Palazzo Madama, inizialmente calendarizzata per domani, il senatore Stefàno si è detto certo che entro la fine del mese il ddl approderà alla lettura finale e si è dichiarato pronto ad accogliere le proposte che il sindacato dei giornalisti pugliesi ha lanciato, ma anche a monitorare le altre norme ancora in discussione presso le commissioni, a cominciare da quella sulle intercettazioni. Uguali rassicurazioni sono arrivate dal senatore Liuzzi, secondo il quale la nuova norma sull’editoria rappresenta il primo, autentico segnale di intervento straordinario nei confronti di un comparto sinora snobbato rispetto ad altri settori.
Sulla garanzie al pluralismo dell’informazione e all’occupazione stabile nei mass media si è incentrata la maggior parte degli interventi da parte dei giornalisti. In particolare, è stata ricordata la necessità di spingere anche le istituzioni locali – Regione Puglia in testa – all’approvazione della proposta di legge di sostegno all’editoria pugliese, ferma dal 2013.
Il presidente dell’Assostampa, Bepi Martellotta, ha consegnato ai senatori le proposte elaborate dal sindacato pugliese, che puntano a valorizzare gli emendamenti alla riforma nazionale riguardanti il Registro degli editori, l’obbligo di registrazione per i siti on line, gli incentivi per gli investimenti pubblicitari sull’emittenza e i giornali locali e l’istituzione dei Giurì per la correttezza dell’informazione.
E’ stato altresì chiesto ai senatori di ritirare , invece, gli emendamenti che rischiano di far saltare il riordino delle competenze e la riduzione degli organismi pletorici che oggi governano l’Ordine professionale, spingendo per una revisione che – al di là dei numeri – privilegi l’ingresso negli enti della categoria di chi svolge realmente la professione giornalistica e non di chi, pur svolgendo tutt’altro lavoro e versando presso altri enti i relativi contributi previdenziali, li governa.