Solidarietà Assostampa e Ordine a Francesca Russi e Adriana Logroscino dopo attacchi sen. Ciampolillo (M5S)

La Federazione nazionale della Stampa e l’Associazione della Stampa di Puglia esprimono solidarietà alle due colleghe Francesca Russi di Repubblica Bari e Adriana Logroscino del Corriere del Mezzogiorno Bari. Entrambe sono state prese di mira dal senatore grillino Lello Ciampolillo, nel video postato domenica scorsa su Facebook. Un filmato offensivo, gratuito e violento.
Il senatore trova da ridire sulla notizia di una festa organizzata con molti militanti dei 5 Stelle e con l’onorevole Luigi Di Maio a Bari, in un locale privo di autorizzazione. La notizia non è smentita da nessuno, nemmeno da Ciampolillo, semplicemente perché il fatto è vero ed è stato verificato dai giornali (Repubblica e Corriere della Sera) che hanno deciso di pubblicare la notizia. Ma il senatore nel suo video farneticante non si preoccupa di contestare l’esistenza di un fatto. Fa di più. Pretende – dall’alto della sua malintesa funzione istituzionale – di dare lezioni di giornalismo. Prima storpia in nome offensivo i nomi delle due testate (le definisce “Renzipubblica” e “Corriere della Serva”). Poi definisce quei quotidiani come carta buona solo per allestire “la lettiera della gatta”. Infine, in un crescendo rossiniano, definisce due “non giornaliste” le colleghe che hanno scritto il pezzo sui rispettivi quotidiani, storpiando anche il loro cognome. Il punto di vista di Ciampolillo è molto semplice e molto allarmante: quella notizia non doveva essere pubblicata.
Peraltro l’esponente politico, con argomentazioni assai eccentriche e, a questo punto, contraddittorie, ricorda che l’Italia è al 77° posto per la libertà di stampa, dietro il Ghana che si colloca al 23° (chissà perché gli piace ricordare il Ghana) e protesta per la libertà di stampa (sic!) a rischio in Italia. Non contento, suggerisce un ottimo metodo per tentare di tutelarla: la censura della notizia. Infine, prefigura il tempo felice (“tra 18 mesi”) in cui a governare il Paese saranno i 5 Stelle, prefigurando una sorta di “redde rationem” con tutti i giornali che osano pubblicare notizie non gradite al “regime”.
Fnsi e Assostampa Puglia ricordano al senatore che proprio in questi giorni autorevoli giornalisti (45 per la precisione) sono finiti in carcere in Turchia per aver pubblicato notizie scomode al regime di Erdogan e che in Italia, per fortuna, con o senza la volontà dei Cinque Stelle, esiste una Carta Costituzionale – oltre che le leggi ordinarie – che tutela la libertà di stampa.
Infine, riscontrato che il senatore Ciampolillo risulta essere iscritto all’Ordine dei giornalisti, nell’elenco dei pubblicisti, il sindacato dei giornalisti si riserva di ricorrere al Consiglio di disciplina dell’Ordine, a tutela delle colleghe e delle testate diffamate e, soprattutto, del diritto di cronaca per ora tutelato in questo Paese, a prescindere dalle volontà dei tanti “Erdogan” che ogni tanto si risvegliano dal torpore parlamentare.

 
 Questa la nota dell’Ordine: 

 “Resistete ancora un anno e mezzo. Tra un anno e mezzo andremo al governo e ci dimenticheremo di tutta questa gente, saranno solo un lontano ricordo”. E’ la profezia del senatore del M5S Lello Ciampolillo al termine di un videomessaggio di sette minuti di attacchi a due giornaliste e alle loro testate “colpevoli” di aver scritto un articolo sgradito al senatore, a proposito del suo partito. Una profezia che ha il sapore amaro di una intimidazione, come intimidatorio è l’atteggiamento subìto da un collega salentino che denuncia la grottesca circostanza di una conferenza stampa (a Lecce, tema Xylella, organizzata da Cia, Cno, Apol e Italia Nostra) al termine della quale non erano previste domande e il suo tentativo di porne una è stato accolto come una provocazione da altri spettatori estranei alla professione e comunque – stranamente – presenti all’incontro riservato ai giornalisti.

Due episodi geograficamente e strutturalmente lontani eppure uniti da un pericoloso filo rosso, tra loro e ad altri episodi che pure questo Ordine ha stigmatizzato negli ultimi mesi: l’insofferenza nei confronti dei giornalisti e dell’informazione. L’Ordine dei giornalisti si guarda bene dal voler fare una difesa corporativa: siamo i primi a chiedere costantemente un rigoroso rispetto dei doveri contenuti nell’articolo 2 della legge professionale. Ma quella stessa norma rammenta anche i diritti di una informazione libera, sancita come tale fin dalla carta costituzionale. La generalizzata insofferenza alle critiche e il costante clima di scherno verso i singoli giornalisti e la categoria intera che si manifesta anche in violenze verbali e accuse immotivate è un pericoloso segnale per la democrazia che si nutre della libertà di stampa. Il legislatore ha previsto regole, tempi e modi per far valere i diritti di chi si sente leso dall’attività di un giornalista e non c’è modo migliore che rispettare quei percorsi per ripristinare verità che si ritengono violate o negate. Altrimenti viene da pensare che è proprio la pretesa di voler imbavagliare i giornalisti, nonché il loro costante e quotidiano insulto ad aver fatto scivolare l’Italia agli ultimi posti delle classifiche sulla libertà di stampa.

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